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durante l’ostensione della reliquia; invece Donatello ribellandosi all’antico progetto diede piena libertà alla sua fantasia sognatrice di altre idealità più umane, da cui le sofferenze del martirio ed il misticismo sentimentale erano banditi con sdegno.

Dall’ardita ed animata opera di Donatello che ci aveva sbalorditi nella sua plastica potenza si sentiva il bisogno di raccogliere il nostro pensiero nella contemplazione del tabernacolo dipinto da Filippino Lippi sul canto al Mercatale. Qui tutte le energie vitali sembrano fondersi in una pace infinita, tramutarsi in una eterea visione di bontà e di bellezza.

Il sole che illuminava la sacra imagine, la campagna che si stendeva nelle più belle gradazioni di colore, una vecchietta che venne tremando ad aprirci il vetro che custodisce il prezioso tabernacolo, lasciarono nel nostro animo un caro ricordo, la più viva impressione che possa dare un’opera d’arte. In quel medesimo punto fu ammirata dal Vasari e da altri artisti che si recavano a Prato, ed ancora per secoli formerà la delizia di tutti coloro che hanno vivo il senso dell’arte;