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Andrea del Verrocchio e Pasquino di Matteo scarpellatori, come al libr. maestro segn. E. sono L. 187».
La forma stessa del pulpito di Prato a guisa di un’enorme calice, incontrò disapprovazioni tra critici pedanti, abituati al tipo tradizionale dei Pisano più organico e compatto nella sua struttura architettonica.
La Madonna dell’Ulivo a cui lavorarono i tre fratelli da Majano ha i caratteri speciali dei fratelli maggiori Giuliano e Giovanni.
La statua della Vergine in terracotta, getto spontaneo di calma e di grazia è opera magistrale di Benedetto, mentre lo zoccolo marmoreo fu eseguito dai fratelli.
La scena della Pietà è modellata con durezza e le faccie nella eccessiva contrazione dei muscoli sembrano una caricatura del dolore.
Questo tabernacolo fu costruito dai tre fratelli nel 1480 e collocato presso un loro podere in località chiamata l’Ulivo (come si rileva da alcune denunzie di beni in terre, riportate da Gaetano Guasti) e vi restò fino al 1866. Nel 1640 fu in possesso del cavaliere Alessandro Falconetti; nel 1684 passò alle monache del convento di S. Vincenzo; nel 1867 fu collocato dal comune nella cattedrale, quando, per la soppressione del con-