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lino e Mino da Fiesole, più leggiadri nella l’orma, più ricchi nella decorazione: quasi che nella severità stilistica dei primi si ritrovi l’austerità del Medioevo, nei secondi la gaiezza del primo Rinascimento.

Rossellino e Mino da Fiesole hanno lavorato insieme per il pulpito nel Duomo che fu finito nel 1473, mostrando le loro tendenze speciali, il loro carattere tecnico ben definito: il primo artista eseguisce i suoi bassorilievi con cura, con giuste proporzioni, con un insieme armonico: il secondo è invece trascurato nell’Anatomia e nella prospettiva come nella Danza di Salomè di cui ha giustamente rilevato i difetti Domenico Gnoli. in un suo articolo pubblicato nell'Archivio storico dell’arte del 1889 dove parla delle opere di Mino da Fiesole in Roma.

La figura di Salomè si muove goffamente e, sebbene sul primo piano, appare minuscola al confronto del re Erode e dei due suoi compagni seduti a mensa: le loro faccie sono abbozzate come enormi e volgari mascheroni!

Dobbiamo dunque rimpiangere quella grazia di forma e soavità di sentimento che si aveva ammirato in altre sue opere scultorie, come il dossale d’altare nella Badia a Firenze.

I bassorilievi che rappresentano l’Assunzione della Vergine, la lapidazione di S. Ste-