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L’autore dedica pagine assai interessanti alla vita romantica del nostro pittore, e alle sue relazioni con la sorella di Lucrezia Buti, Spinetta; e nota che la sua ispirazione artistica e la sua fede sgorgano da una medesima sorgente: la passione amorosa, rievocata quasi sempre nella immagine della donna amata che sarà il tipo tradizionale delle sue Madonne.
Lo Strutt mostra il progressivo sviluppo degli affreschi nel coro del Duomo con l’influenza che la vista di capolavori come le pitture di Benozzo Gozzoli nella cappella del Palazzo Biccardi a Firenze e quella di Piero della Francesca ad Arezzo, hanno fortemente esercitata sul carattere così impressionabile del Lippi.
Tutta l’arte Lippiana è esaminata coscienziosamente con un buon materiale storico e bibliografico, con l’aggiunta di documenti compulsati e notizie e osservazioni personali; sono stabiliti i vari periodi d’interruzione del suo lavoro a Prato e combattuta l’opinione del Baldanzi sull’epoca precisa in cui furono incominciati gli affreschi del coro, che fissa all’ anno 1452 anzichè al 1456; tredici anni furono impiegati al compimento dell’opera insigne segnando la massima attività nell’ultimo anno 1464-1465 dacchè aveva ricevuto un ultimatum dal successore di Gimignano