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il quale non conosce che le fatiche dei libri e delle solenni funzioni religiose.
Sul fondo del quadro si disegna un paesaggio roccioso con radi alberi qua e là; si vede un santo che prega, due altri che parlano tra loro, di cui uno in abito da frate e l’altro da vescovo; e infine la Madonna e S. Giuseppe che adorano Gesù bambino. In alto il Cristo tra due angioli in atto di scendere a prendere l’anima del Santo, mentre altri si degradano intorno a lui sulla mandorla luminosa dalla cui cima s’ erge Dio con sotto lo Spirito Santo in forma di colomba.
Se l’Umanesimo non era ai tempi del Lippi nel suo massimo splendore, egli non è però rimasto immune dalla corrente che già trascinava le forme e le idee all’arte Greca e Romana; e, nei suoi fondi architettonici, ne segue lo stile, come nella sontuosa sala in cui danza Salomè, dove la prospettiva lineare e lo scorcio delle figure indicano chiaramente il progresso fatto dall’artista dal 1452 e continuato fino alla sua partenza per Spoleto dove lavorò dal 1467 fino alla sua morte avvenuta nel ’69.
Quel coro che doveva dipingere il Beato Angelico, fu a Fra Filippo commesso dai magistrati del comune, riconoscendolo essi come il migliore artista da scegliere dopo il rifiuto dell’Angelico; e se i lavori, ora procedenti con