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tesse frenare la sua commozione alla vista del morto, che sembra dormire un sonno tranquillo.

Con naturalezza è resa la rigidità cadaverica del corpo, e mentre i piedi sono contratti nella loro muscolatura, le mani sono posate mollemente sul petto con le dita intrecciate. Due gruppi di persone a destra ed a sinistra, ascoltano le preghiere dette dal vescovo; splendida è la figura di quel sacerdote volto di tre quarti, che tiene la Croce. Vi è una severità ed una forza di modellatura degne veramente del Masaccio, con un colorito più caldo, con una maggiore morbidezza di chiaroscuro.

L’Architettura della chiesa nella semplicità del suo stile classico, con la profondità dell’ambiente resa nella graduale diminuzione degli archi e delle colonne si trova in perfetta armonia col soggetto dell’affresco.

Nel ripiano che a ferro di cavallo, gira intorno al letto e su cui stanno in piedi i personaggi vi è da un lato la firma del maestro Frater Fìlippus op.

Messer Carlo dei Medici, figlio di Cosimo nel 29 Luglio 1460, cinque anni dopo la morte dell’Inghirami fu accolto con grandi feste dal comune che lo elevava alla carica di proposto della chiesa maggiore. Se non ebbe come il suo