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contro le pareti, coprendo così tutta la parte inferiore dei due migliori affreschi: il convito di Erode o danza di Salomè ed i funerali di S. Stefano. Io domando e dico che cosa fanno gli ispettori dei monumenti e lo appello ad essi, perchè ci restituiscano nella loro integrità i preziosi lavori di Fra Filippo, provvedendo, con una doppia vetrata nella grande finestra, a togliere la necessità di quell’antiestetico riparo destinato a proteggere il clero officiante dai rigori della stagione.

Arrampicati per una scaletta a pioli, noi abbiamo però potuto contemplare le due scene interessanti.

Le composizioni sono grandiose e armoniche, con robustezza di disegno da ricordare gli affreschi del Masaccio nel Carmine e con una soavità d’ espressione e luminosità del colorito degne del Beato Angelico. Nell’una il tipo femminile è umano, direi anzi voluttuoso nella languidezza dello sguardo, nella tumidezza delle labbra; nell’altra e quasi incorporeo, spirituale, come una mistica visione.

L’artista in questo Convito di Erode, dalla creazione Giottesca della cappella Peruzzi, in Santa Croce, dove la semplicità della composizione fa emergere la sola Salomè come personaggio principale, assurge ad un insieme