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marcello giovanetti | 81 |
X
LA DORMENTE
A Girolamo Mattei
Presso un bel rio, che de la sponda erbosa
umido amante iva baciando i fiori,
Cilla, ch’al mio languir non dá mai posa,
posando un dí, del dí fuggia gli ardori.
In su la guancia di color di rosa
parean tiepide brine i bei sudori,
e spogliavan d’odor quelle pendici
le fresc’aure, del sonno allettatrici.
Mentre co ’l crin, che s’increspava ai venti,
sovra letto di fiori ella dormia,
agli occhi miei vagheggiatori intenti
duo prezïosi fiumi Amore offria:
l’uno scorrea con liquefatti argenti,
l’altro con onda d’òr serpendo gía;
ciascuno i suoi tesori avea disciolto:
quegli un prato rigava e questi un volto.
Le spoglie ella s’avea tolte d’avanti
e fidatele in guardia ai fior vicini,
ché ’l calor fastidia le spoglie e i manti,
tolerando a fatica i bianchi lini;
e questi ancor, mossi da l’aure erranti,
gían scoprendo del seno i bei confini,
e l’altre membra tralucean fra quegli,
quasi gemme velate in tersi spegli.
Io muovo intanto il piè furtivo e tardo,
ove costei giacea su l’erba molle;
nel vel de le palpebre ascoso il guardo
punto non mi vietava il pensier folle.
A lei m’appresso, in lei m’affisso e guardo,
ch’a vagheggiarla anco ogni fior s’estolle.
Dico allor io: — Per man del sonno unita,
sotto imagin di Morte, ecco la Vita. —