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marcello giovanetti | 79 |
VI
LA DONNA E IL VECCHIO
Nisa, è pur ver che tu ne l’alma impressi
hai di veglio Titon gli essangui ardori,
e di braccia cadenti ai freddi amplessi
offri del tuo bel seno i caldi avori?
Meraviglia è d’amor veder connessi
crespo crin, crespa gota, ostri e livori,
e con le man di latte insieme espressi
fra le rughe senil scherzar gli Amori.
Ah, sian lunge i tuoi fior da quel confine!
entro que’ solchi de le guance annose
il tempo sol dee seminar le spine;
ch’ei de le guance tue molli, amorose,
fará col gielo del suo freddo crine
pallidi i gigli e livide le rose.
VII
LA NINFA E IL ROZZO AMANTE
Cinzia, Cinzia del Ren, colei che finge
la ritrosa, la schiva (il dico o taccio?),
Cinzia, bella qual dea, fèra qual sfinge,
a rozzo pastorel si reca in braccio.
Sovente il collo d’amoroso impaccio
al perfido Filen circonda e cinge;
e sembra meco poi rigido ghiaccio
l’empia, e le guance di rossor non tinge?
Ben la vid’io scherzar sotto una folta
siepe col vago, e sua beltá divina
esser da rozza man recisa e còlta.
Cosí in prato talor giace vicina
vipera al fior; cosí talor sta involta
candida perla in fango o rosa in spina.