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78 | lirici marinisti |
IV
LA DONNA PRESENTE
A SPETTACOLO DI GIUSTIZIA
Lá ’ve la morte in fera pompa ergea
spietata scena di funesto orrore,
vidi colei, che nel tuo regno, Amore,
di mille colpe e mille morti è rea.
Fra que’ nocenti uccisi, ella uccidea
piú d’un’alma innocente e piú d’un core;
e pure, intenta al tragico rigore,
spettatrice impunita anco sedea.
Quale scampo il mio cor fia che ritrove?
Lá fra rigide morti a morte ei langue,
qua di dolci ferite un nembo piove.
Resta per doppia strage il petto essangue;
fan bellezza e spavento eguali prove,
e nuotano gli amori in mezzo al sangue.
V
IL BAGNO NEL LAGO
Allor che l’alba dal mar d’Adria inalza
la face per fugar l’ombra notturna,
a solitario lago, incólta e scalza,
col canestro sen va Fille e co’ l’urna.
Per bagnarsi il bel piè, con mano eburna
i lembi de la veste accoglie ed alza;
e l’onda, ch’era immota e taciturna,
con garrula allegrezza al sen le balza.
A l’apparir di lei sopra la sponda,
al discoprir degli animati avori,
al folgorar de l’aurea chioma bionda,
alga o scoglio non è, che non s’infiori;
fiore, che non si specchi entro quell’onda;
onda, che non sfavilli a tanti ardori.