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marcello giovanetti | 77 |
II
LE POZZETTE NELLE GUANCE
Qualor Cilla vezzosa i lumi gira,
e s’avvien che ridente il guardo ruote,
forma vaghe pozzette in su le gote,
ove quasi in suo centro il cor s’aggira.
Quivi Amor certo ad alte prede aspira,
ed indi l'alme semplici e devote
con saette invisibili percuote,
e poi colá, furtivo, ei si ritira.
Direi valli di gigli in campo alpino,
direi cave di nevi in mezzo ai fiori
quelle fosse sul volto almo e divino.
Ma come non si sfanno in larghi umori,
s’hanno di que’ begli occhi il Sol vicino
e del mio cor non lunge anco gli ardori?
III
NELLO SCORGERE DA LUNGI IL PAESE
DELLA SUA DONNA
Ecco al fin pur ti scopro, amato colle,
che ’n brieve giro ascondi ampio tesoro;
ove non giunge il piè, prende ristoro
lo sguardo almen, che di dolcezza è molle.
E col pensier, che solo a lei s’estolle,
se non posso vicin, lunge t’adoro.
Sallo Amor con qual laccio io qui dimoro
e qual caldo desio nel cor mi bolle!
Ché di lontan sente gli ardor piú fissi
e lunge vede il cor piú che non suole
de’ suoi begli occhi i luminosi abissi.
Traggami, dunque, il cielo ove ’l ciel vuole,
ché far non puote ingiurïosa eclissi
lunga terra interposta al mio bel sole.