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pier francesco paoli | 69 |
XII
LA DONNA SFIORENTE PER MALINCONIA
Ne la tempesta de le cure ascose,
ond’è il tuo cor miseramente involto,
la bellezza ch’il cielo in te ripose,
naufragante si mira entro al tuo volto.
Pietá dei labri, a cui mancan le rose!
pietá del sen, ch’è senza gigli incólto!
pietá degli occhi, in cui l’alme amorose
piangon de la lor vita il Sol sepolto!
Erran d’intorno a te le Grazie e il Riso,
le Gioie e i Vezzi; ed, esuli innocenti,
braman che li richiami al tuo bel viso.
Prenda eterni un augel vivi alimenti
da un cor dannato: il bel del paradiso
non sia preda agli affanni, ésca ai tormenti.
XIII
LO SPETTACOLO DELLA GUERRA E L’AMORE
quando l’autore fu addetto alla segreteria di guerra
I lunghi affanni onde, scrivendo in carte
l’occulte voglie altrui; sudo ed aghiaccio,
m’han pur sottratto a quel gravoso impaccio
ch’opprimeva di me la miglior parte.
Or da’ campi d’Amor movo in disparte,
sicuro il piè, senza sentir suo laccio,
quanto piú lasso infra le cure io giaccio
qui dove aprono i suoi Bellona e Marte.
M’han le piaghe e le morti il cor sanato;
ne le perdite altrui sedendo ho vinto
guerra mortal, di debil penna armato.
Ho da me, faticando, Amor sospinto;
e ben dovea chi di vil ozio è nato
cader per man de la fatica estinto.