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68 | lirici marinisti |
X
FRA LE MASCHERE IN CARNEVALE
Costei da parte eccelsa il popol folto
stassi a mirare in varie larve ascoso,
e ’l suo rigido cor dentro al bel volto
de l’altrui vaneggiar mostra gioioso.
Se talun miro in rozze spoglie involto
dico: — Quegli è rivale insidịoso; —
se chi d’amarla infinge intento ascolto,
anco il finto amator mi fa geloso.
Se avanti a lei talun con dubbio errore
scherza d’ebro in sembianza, io dir mi sento
— Quegli per lei vacilla, ebro d’amore. —
Lasso, e quando giamai vivrò contento,
s’anco da vane larve entro al mio core
nel comune gioir nasce il tormento?
XI
LA BAMBINA DELLA SUA DONNA
Pargoletta vezzosa, i miei pensieri
regge la man ch’a te regge le piante
dentro a quegli amenissimi sentieri,
lá dove io giro a pena il guardo amante.
Tu movi il piè sicuro ai dolci imperi,
ed io vacillo a duo bei lumi avante;
odi tu cari accenti e lusinghieri,
ed io, colmo di duol, labro tonante.
A te giá stanca il molle sen concede
l’amorosa maestra; al mio languore
niega fin d’un sospir poca mercede.
Oh stravaganza, oh crudeltá d’Amore!
Far ne la stessa via sicuro un piede
e fabricare il precipizio a un core.