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66 | lirici marinisti |
VI
DINANZI A UN OSPEDALE
Qui, dove giace in un turba languente,
or che ’l Sol men benigno il terren fiede,
veggio mostrar costei pomposamente
la sua beltá, ch’ogni beltade eccede.
Cosí forse talor, vaga e ridente,
fuor da la reggia sua mover il piede,
lá per le vie de la dannata gente,
la regina Proserpina si vede.
Giá non le scalda il sen pietoso ardore;
troppo ha l’affetto a la fierezza esperto
nel mirar le ferite del mio core.
Ben lieto mor chi qui di morte è or certo,
ché mira, ad onta del mortale orrore,
in quel bel volto il paradiso aperto.
VII
DISTILLANDO ROSE
Tiensi costei (sí vago ha ’l seno e ’l volto)
da la bellezza de le rose offesa;
e, di disdegno ambizioso accesa,
il pensier contra lor tutto ha rivolto.
Le chiude in cavo rame, ove raccolto
tien lento foco, a tormentarle intesa;
sin che ’l bel, ch’al suo bel facea contesa,
vagheggia in poco umor stillar disciolto.
Quinci lieta e superba, ove ’l Sol splende,
in questo vaso e in quell’acque odorose,
quasi trofei di sua fierezza, appende.
Poi, per le sue saziar voglie fastose,
in varie guise a dissiparle attende...
Oh beltá, ch’è tiranna anco a le rose!