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62 lirici marinisti

     Poiché volubil cerchio in giro è corso
ai confini de l’ore e tocco ha il segno,
scocca tenace ferro e scioglie il morso,
che al fuggir d’altre ruote era ritegno.
Movonsi i poli in giro, i giri in corso,
e sembran in girar fremer di sdegno,
ché rauco un mormorio precede al suono
com’anzi il fulminar mormora il tuono.
     Ferro percotitor s’alza pesante
sovra il cavo metallo e d’alto piomba:
tuona ai colpi di lui squilla sonante,
che a le guerre del tempo è quasi tromba;
tromba, che a noi funesta e minacciante
numera quanti son passi a la tomba,
gridando a l’uomo, al numerar de l’ore,
che, quanto ei vive piú, tanto piú muore.
     Stella, quasi cometa errando intorno,
gl’interni giri in suo girar seconda,
che morte annunzia in distinguendo il giorno
col suo raggio mortal, lingua faconda.
Cosí la mole al mentitor fa scorno,
mentre fa che la lingua al cor risponda;
né, simulando il vero entro sepolto,
quel che cela nel sen scopre nel volto.