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58 lirici marinisti

VI

IN VILLA

     Verdi poggi, ombre folte, ermi laureti,
perpetui fonti, limpidi ruscelli,
mormoranti e canori aure ed augelli,
vaghe piagge, odoriferi mirteti;
     antri e silenzi solitari e queti,
valli romite e boschi orridi e belli,
tremule fronde, teneri arbuscelli,
siepi rosate, pallidi oliveti;
     oh quanto or godo, abitator selvaggio,
piú che morta speranza, un verde vivo,
piú che regio splendor, l’ombra d’un faggio!
     Deh, quanto piú qui desïando vivo
povera libertá ch’alto servaggio,
piú che sete d’onor, sete d’un rivo!

VII

PAESAGGIO

     Un rio, qui gorgogliando in fra le sponde,
con tributo d’argento al Ren deriva;
qui fa un’ombrella il platano e l’oliva,
rami a rami intrecciando e fronde a fronde.
     Al garrir degli augelli Eco risponde;
qui tempra un venticel l’arsura estiva;
molle il suol, fresco il rio, verde è la riva;
qui fan letto l’erbette e specchio l’onde.
     Quanti augelletti, o Cinzia, ascolti e miri,
in quel linguaggio lor pianger, cred’io,
della fierezza tua, de’ miei martiri.
     Anzi, mossi a pietá del dolor mio,
vanno emulando i pianti e i miei sospiri,
spirando l’aura e mormorando il rio.