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girolamo preti | 57 |
IV
L’AMANTE TIMIDO
Ardo, tacito amante, e ’l foco mio
celar non posso e palesar pavento;
e vuol quinci il timor, quindi il desio,
or ch’io taccia, or ch’io dica il mio tormento.
Or uno sguardo, or un sospiro invio,
muto nunzio del cor, muto lamento;
ma sdegno turba i be’ vostri occhi, ond’io
di quello sguardo e del sospir mi pento.
Omai privo di speme, anzi di vita,
scopro a voi la mia morte e non l’amore,
e vi chieggio pietá, ma non aita.
Chiede l’alma dolente al crudo core
solo un sospiro all’ultima partita...
È pur poco un sospiro a chi si muore.
V
LA DONNA ALLO SPECCHIO
Mentre in cristallo rilucente e schietto
il bel volto costei vagheggia e mira,
armando il cor d’orgoglio, il ciglio d’ira,
del suo bel, del mio mal prende diletto.
Vaga del vago e lusinghiero aspetto
dice: — Ben con ragion colui sospira! —
Sembrano a lei, che sue bellezze ammira,
oro il crin, rose il labbro e gigli il petto.
Ah, quel cristallo è mentitor fallace,
che scopre un raggio sol del bello eterno,
anzi un’ombra d’error vana e fugace!
Vedrai, se miri il tuo sembiante interno,
cui ritragge il mio cor, specchio verace,
angue il crin, tòsco il labbro, il petto inferno.