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56 lirici marinisti

II

LA CASA DELLA DONNA AMATA

     Notturno e solo, a queste mura intorno
vòmmene errando e queste pietre adoro;
ch’a me sembra influir pace e ristoro
questo de la mia dea cielo e soggiorno.
     E qual avaro che la notte e ’l giorno
s’aggira ove le gemme asconde e l’oro,
tal io dove si cela il mio tesoro
vengo, guardo, m’aggiro, e parto e torno.
     Entra il pensier dove non entra il passo,
spargo a l’ombre i sospir tra vivo e morto,
ed ora abbraccio il muro, or bacio un sasso.
     Cosí, quasi nocchier naufrago in porto,
qui mi ricovro tempestoso e lasso,
e qui rimango infra ’l mio pianto absorto.

III

LA DONNA A CAVALLO

     Frenava il mio bel Sol vago destriero,
ch’avea di neve il manto, il crin d’argento;
movea veloci i passi a par del vento
e insuperbía di sí bel pondo altero.
     Pronto di bella man seguia l’impero,
a la sferza, a la voce, al cenno intento;
dorato il morso avea, spumoso il mento,
lungo il crin, curvo il collo, il cor guerriero.
     Sovra un colle di neve un fior parea
colei, ma per odor spirava ardori,
ed ogni cor fra quelle nevi ardea.
     Parean le Grazie e i faretrati Amori
ministri a lei d’intorno; ella pungea
con lo sprone il destrier, col guardo i cori.