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52 | lirici marinisti |
X
OMBRA DI NUOVE FOGLIE
Or che del Sol piú temperato è il raggio,
il fiume che dormia fra bei cristalli
si sveglia e segue in sugli obliqui calli,
garrulo peregrino, il suo vïaggio.
Saluta l’usignuolo in suo linguaggio
april, che tanti fior vermigli e gialli
semina su le piagge e su le valli,
vago forier d’un odorato maggio.
E perché d’ombre il pastorel s’invoglia,
a lo spirar di placid’aura i’ veggio
che verde il bosco a quel desio s’infoglia.
E dice: — A te m’inchino, a te verdeggio;
e l’ombre mie la giovinetta foglia
tesse col sole e ti ricama il seggio. —
XI
SIC VOS NON VOBIS
Io corsi, o bella Dora, ogni tua riva,
quanto cura d’onor stimola e preme;
e vidi pur la rinascente oliva
porgere un nobil verde a la mia speme.
Con la man, con la lingua, io sparsi un seme,
che lá sul Tebro il suo bel fior m’apriva;
onde il mio cor, che per lung’uso geme,
nel dolcissimo april lieto gioiva.
Giá d’oro eran le spiche, al monte, al piano,
quando, per riportar le mie fatiche,
straniero mietitor non giunse invano.
Corrono il solco mio falci nemiche,
taglian la cara mèsse, e quella mano
che nulla seminò, miete le spiche.