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48 | lirici marinisti |
II
LA BIONDA SCAPIGLIATA
Tra i vivi scogli de le due mammelle
la mia bella Giunon veggio destare
dal suo crinito ciel piogge e procelle,
prodighe d’oro e di salute avare.
Se mostra gli occhi o quelle poma belle,
piú ricco s’apre e piú fecondo appare,
mercé di due rubini e di due stelle,
quel ciel di stelle e di rubin quel mare.
Ma sia di scogli e di tempeste or pieno,
ch’io, dai venti d’amor sospinto e scorto,
vo’ navigar col core un sí bel seno.
Né tem’io giá di rimanerne absorto,
poiché la sua tempesta è ’l mio sereno,
poiché gli scogli suoi sono il mio porto.
III
LO SDEGNO NEL BIANCO VOLTO
Corteggiata da l’aure e dagli amori,
siede sul trono de la siepe ombrosa,
bella regina de’ fioriti odori,
in colorita maestá la rosa.
Superbo anch’ei per gli odorati onori,
mirasi il giglio al piè turba odorosa
d’ossequïosi e di devoti fiori,
e lo scettro ne vuole e non ha posa.
S’arman di spine e d’archi, e dánno segno
fra lor di guerra; alfin, prendon consiglio
d’esser consorti a la corona, al regno.
Cosí nel volto tuo bianco e vermiglio,
Filli, cangiato in imeneo lo sdegno,
veggio la rosa maritarsi al giglio.