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Il nome di «marinisti», dato ai poeti raccolti in questo volume, non comporta (come, del resto, nessuna di siffatte denominazioni) un significato rigoroso. Esso serve a designare quei poeti che si mossero su per giú nella cerchia d’ispirazione tracciata dal Marino; ed è stato esteso perciò anche a coloro che, come lo Stigliani, si professarono antimarinisti, ma effettivamente non uscirono dallo stato spirituale del marinismo. Tuttavia, se ad altri piacerá di cangiarlo con altro nome, non disputeremo.
Non esisteva finora un’antologia di codesti poeti (salvo la scelta di cento sonetti, pubblicata nel 1880 da M. A. Canini, in un abortito tentativo di Sonettiere italiano, Torino, Candeletti); e, quantunque la presente sia stata fatta con lo spoglio di oltre un centinaio e mezzo di canzonieri di quel tempo (molti dei quali, s’intende, letti con risultato negativo), non viene licenziata alle stampe senza qualche riserva su quel che potrebbero offrire alcuni canzonieri, che non è stato possibile per ora procurarci.
Naturalmente, se la scelta fosse stata condotta dal punto di vista dello stile corretto, essa sarebbe riuscita assai diversa; e, se dal punto di vista della poesia, infinitamente piú esigua. Ma si è voluto tener conto in essa degli spunti artistici, che presentavano interesse anche in componimenti mediocri e scorretti; delle piú caratteristiche trovate bizzarre o mostruositá; dei vari argomenti che si solevano trattare e di certe forme predilette (p. e., l’epistola e l’elegia); e, infine, dare saggio di quel che sapessero produrre alcuni scrittori, ricordati dalle storie letterarie o celebrati al loro tempo. Si è escluso, in genere, ciò che era privo di carattere anche nella bruttezza; e perciò non si troveranno saggi, p. e., delle opere del Murtola, il quale deve la sua fama esclusivamente alla contesa personale col Marino. Insomma, l’antologia è stata condotta