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518 | lirici marinisti |
II
IL RISO E IL PIANTO
Se Democrito stempra il core in riso
e s’Eraclito stilla il core in pianto,
il pianto di costui merita il riso,
il riso di colui merita il pianto.
Ma se un’aura di duol fugace è il pianto,
efimero balen di gioia è il riso;
se ride Ciro e versa Creso il pianto,
piange poi Ciro e di Tomiri è un riso.
È l’orbe un embrïon di riso e pianto,
del fato i giochi degni son di riso,
le miserie de l’uom degne di pianto.
Così congiunti sono il pianto e ’l riso,
che scorger non si sa tra riso e pianto
se riso il pianto sia, se pianto il riso.
III
L’OROSCOPO
Dove, dove t’innalzi,
temerario pensiero? Il volo arresta!
Su quai vanni ti sbalzi,
curiositá funesta
a calcar di Giunon liquidi i campi,
ove gli eterei lampi
scrisser cifre di stelle a mie sventure,
quanto lucide piú tanto piú oscure?
Stimolo dell’ingegno,
folle curiositá, sprone al pensiero,
oh temerario impegno,
oh desiderio fiero,