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bartolomeo dotti | 513 |
II
DI LÁ DAL MURO
Angelica mia voce, indarno ormai
un muro a le tue gorghe argine fassi,
ché giá, mentre scoccando al ciel le vai,
di dolcissima gioia il sen mi passi.
Come un tenero sen non passerai,
se le dure pareti anco trapassi?
Stupisco ben come tu possa mai
con sí gran tenerezza uscir dai sassi.
Ah, credi a me! Dal tuo confin sicura
non esci tu; ché amor robusto e forte
di lasciartimi al cor confitta ei giura.
Ma giuro bene anch’io che se ti porte
coi canti a vïolar tu le mie mura,
coi baci vo’ sforzar io le tue porte.
III
AMANTIUM IRAE
Oh Dio, che dolci guerre ed aspre paci
ebbi con Filli! E l’una e l’altro sordo
giá da le strida, in qualche bacio ingordo
punto facean le nostre lingue audaci.
Pareano i labri, al disfidar mordaci,
replicarsi tra lor: — Tu mordi, io mordo; —
ma stanchi poi con volontario accordo,
ai morsi patteggiar pausa di baci.
Armati risorgean d’ire moleste,
ma succedean fra lor, giunti a le strette,
segni di pace a le minacce infeste.
Cosí ’l mar, cosí ’l ciel talor permette
le perle scintillar fra le tempeste,
le gioie sfavillar fra le saette.