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VIII

ALL’OBO, ALBERO INDIANO

che distilla acqua in tempo di siccitá.

     Rivolo vegetante, a te da’ cieli
privilegio immortal solo è concesso,
quando da nera sete è l’indo oppresso,
grondar su’ prati i liquefatti geli.
     Vanti lo re delle cantate Deli,
onde scorna le parche, il suo Permesso,
ch’a scorno di piú fonti anco è permesso
a te spuntar d’arida morte i teli.
     Pria che gli giunga ad eclissar le luci
con giorno arsiccio il fato, altri tu bèi,
mentre dell’acque l’umido gli adduci.
     Se nell’acque assegnâro i saggi achei
la vita al tutto, ed acqua altrui produci,
ben de la vita l’albero tu sei.

IX

AI SANTI INNOCENTI

     Spettacoli d’Averno! ancor lattanti
svena barbara man vite bambine;
e di figli e di madri alle ruine
s’ergon fiumi di sangue, Egei di pianti.
     Cadete, fortunati, invitti infanti,
sotto il furor di dure destre alpine,
ché tinti voi di sanguinose brine,
gite lieti a calcar gli orbi stellanti.
     Se delle genitrici i dolci accenti
lasciate qui, le sfere ancor son fatte
a discioglier lassú vaghi concenti.
     E del materno sen le poppe intatte
s’altri vi toglie, o bamboli innocenti,
hanno i cieli per voi le vie del latte.