Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/503


lorenzo casaburi 497

VI

LA BELLA MUTA

     Forse in limpido specchio o in fresca riva
fisasti della fronte i vivi avori,
e della tua beltá gli alti stupori
della propria favella oggi t’han priva?
     Od a natura il tuo tacer s’ascriva,
presaga giá de’ tuoi celesti onori,
perché dovevi in sugli altar de’ cori
adorata seder mutola diva?
     O la tua lingua entro il silenzio asconde,
mentre per intimar e guerre e paci
sono i begli occhi tuoi lingue faconde?
     O d’uopo non stimò formar loquaci
de’ labri tuoi le porpore gioconde,
perché senza parlar chiamano a’ baci?

VII

LA GIOCATRICE DI CORDA

     Corre Clorinda in sui ritorti lini
qual per l’aeree vie stella cadente,
e formano un meandro aureo lucente
agitati dall’aure i suoi bei crini.
     Or non sospiro piú gli orti latini
ch’in aria architettò la prisca gente,
s’in un florido qui volto ridente
godo piú belli i penduli giardini.
     Cade e sorge in un punto, onde deriso
vien l’occhio altrui, mentre gli dona e fura
del suo vago sembiante il paradiso.
     E quindi istupidito ogni uom la giura
del piede al moto, alla beltá del viso,
miracolo dell’arte e di natura.