Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
44 | lirici marinisti |
X
LE NUOVE FABBRICHE DI ROMA
sotto Paolo V
Giá cede il tempo e coronata sporge
d’aurei tetti ogni monte al ciel la cima,
ed a l’altera maestá di prima
da le ruine sue Roma risorge.
Ogni machina antica a l’aure sorge,
quant’in terra giacea s’erge e sublima,
e ciò che de l’etá róse la lima,
ristorato dal ferro ornai si scorge.
Gli ampi spazi non copre inutil soma,
ma l’adornan le fonti e inondan l’acque,
e fatta sopra Roma è nova Roma.
Oh valor del gran Paolo! Ella, che giacque
nel furor de’ suoi figli estinta e doma,
sott’un gran figlio in pace al fin rinacque.
XI
ALLA CITTÀ DI COSENZA
Nobil cittá, ch’al chiaro Crati in sponda
siedi e superba all’aure ergi le mura,
de l’errante virtú stanza sicura
e di cigni e d’eroi madre feconda;
non lodo io te perché il tuo seno abbonda
di ciò che parca altrui dona natura:
ch’il cielo hai temperato e l’aria pura
e cospira a tuo ben la terra e l’onda;
ma perché degno sei nido e soggiorno
di pellegrini ingegni, e in te s’aduna
d’armi Marte e di lauro Apollo adorno.
Lunge de’ colli tuoi, prego fortuna
ch’in te tomba mi dia l’ultimo giorno,
come presso al tuo seggio ebbi la cuna.