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X

LE NUOVE FABBRICHE DI ROMA

sotto Paolo V

     Giá cede il tempo e coronata sporge
d’aurei tetti ogni monte al ciel la cima,
ed a l’altera maestá di prima
da le ruine sue Roma risorge.
     Ogni machina antica a l’aure sorge,
quant’in terra giacea s’erge e sublima,
e ciò che de l’etá róse la lima,
ristorato dal ferro ornai si scorge.
     Gli ampi spazi non copre inutil soma,
ma l’adornan le fonti e inondan l’acque,
e fatta sopra Roma è nova Roma.
     Oh valor del gran Paolo! Ella, che giacque
nel furor de’ suoi figli estinta e doma,
sott’un gran figlio in pace al fin rinacque.

XI

ALLA CITTÀ DI COSENZA

     Nobil cittá, ch’al chiaro Crati in sponda
siedi e superba all’aure ergi le mura,
de l’errante virtú stanza sicura
e di cigni e d’eroi madre feconda;
     non lodo io te perché il tuo seno abbonda
di ciò che parca altrui dona natura:
ch’il cielo hai temperato e l’aria pura
e cospira a tuo ben la terra e l’onda;
     ma perché degno sei nido e soggiorno
di pellegrini ingegni, e in te s’aduna
d’armi Marte e di lauro Apollo adorno.
     Lunge de’ colli tuoi, prego fortuna
ch’in te tomba mi dia l’ultimo giorno,
come presso al tuo seggio ebbi la cuna.