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federico meninni | 489 |
VIII
SPERANZA DI GLORIA
Con vomere stridente il suol disserra
l’agricoltor ne la stagion piú fiera,
e sudando fra il gelo i rastri afferra,
per mieter poi l’aurata mèsse altera.
Tratta i remi il nocchier, ch’in strania terra
predar tesori avidamente spera;
suda gli agoni un fulmine di guerra
per trïonfar de la nemica schiera.
Straccia il seno a le belve in Erimanto
versando il cacciator tepido rio,
per impetrar d’arder superbo il vanto.
E vegghiando le notti anco sper’io
forse con la mia penna e col mio canto
ferir la morte e fulminar l’oblio.
IX
LA BUGIA, REGINA DEL MONDO
Sol menzogne ravviso ovunque il guardo
de l’intelletto e de le luci io giro.
Se d’un nume terren la reggia io guardo,
mille di falsitá ritratti io miro;
se ’l piè talor entro i musei ritardo,
iperboli dipinte i lini ammiro;
lusinghiera beltá viso bugiardo
m’addita, allor che a vagheggiarla aspiro.
Turba di fole entro i licei dimora,
né di finte apparenze è ’l cielo avaro,
quando a l’iride un arco il Sol colora.
Ma che giova schernir gli altri che alzâro
trono superbo a la bugia, se ancora
bugie da Febo, io che ragiono, imparo?