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488 | lirici marinisti |
VI
LA CARTA GEOGRAFICA
Forza d’umano ingegno! In breve giro
Europa tutta epilogata io trovo;
per sentier sconosciuto il piè non movo,
e pur straniere io le cittá rimiro.
Quanto in piú lustri altri mirò, se giro
un sol guardo, distinto io tutto approvo;
veggo regni remoti e clima novo,
e d’incognite balze il ciglio ammiro.
D’ogni fiume natio scorgo la foce,
e d’ogni mar tra’ scogli suoi diffusa
l’onda, che, benché finta, appar feroce.
Stupor non fia se de l’argiva musa
fu l’Iliade ristretta in una noce,
quando l’Europa in picciol foglio è chiusa.
VIII
FUGACITÁ DELL’UOMO
e persistenza delle cose
Questi libri, da cui piú cose imparo
e che divoro anco di Lete a scorno,
altri, per innalzar forte riparo
contro l’oblio, divoreranno un giorno.
In questo albergo, in cui ricovro ho caro,
mentre le cure a riposar qui torno,
se ’l ciel non fia di sue vicende avaro,
altri faranno in altra etá soggiorno.
In questo letto, ove fra l’ombre assonno
perché rechi a’ miei sensi alcun ristoro,
altri ancor chiuderá le luci al sonno.
Quindi rodemi il cor piú d’un martoro,
solo in pensar che qui durar ben ponno
cose che non han vita, ed io mi moro!