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FEDERICO MENINNI


I

I FIORI E LA SUA DONNA

     Mentre le vie piú tenere del prato
premi, o Nice, talor nuda le piante,
de’ tuoi begli occhi e non del nume aurato
Clizia si volge al gemino levante.
     Tra la plebe de’ fior fatto gigante
s’alza il giglio a mirar tuo volto amato,
e viene a corteggiar l’aura vagante
piú tua beltá che il popolo odorato.
     De’ roveti a macchiarsi entro l’asprezza
di vago sdegno e di rossor non poco
la reina de’ fior per te s’avvezza.
     E con tre lingue onde somiglia il foco,
per tributar gli encomi a tua bellezza,
di te favella, innamorato, il croco.