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42 | lirici marinisti |
VI
AMORE RECIPROCO
Lunge, lunge da me, pianti e sospiri,
ch’in gioia ha vòlto ogni mia noia Amore.
Ardo ed è chi m’accende in pari ardore,
cosí conformi abbiam voglie e desiri.
S’incontran lieti de’ nostri occhi i giri
e sempre uniti abbiam core con core;
s’io per lei moro, ella per me pur more:
o dolce morte, o miei cari martiri!
Gareggiando d’amor, baci ed amplessi
godiam felici, e nel seren de’ volti
portiam l’alme dipinte e i cori impressi.
Io priego Amor che le mie voci ascolti,
ch’il mal non sani, che l’ardor non cessi,
e ch’i nodi del cor non sian mai sciolti.
VII
L’IRREQUIETEZZA
Qual famelico augello, ove rimira
custodito il suo cibo avido vola,
or di quel poca parte ardito invola,
ora di ramo in ramo erra e s’aggira;
come d’amor lungo digiun mi tira,
corro a colei che di beltade è sola,
ed un guardo, un sorriso, una parola
involando talor, l’alma respira.
Al felice di lei caro soggiorno
giungo a pena che parto, e parto a pena,
ch’odïando il partir faccio ritorno.
Se m’è tolta di lei l’aria serena,
almen beato a quelle mura intorno
ha qualche tregua il cor con la mia pena.