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giovanni canale | 473 |
VIII
LA TRINITÁ DI CAVA
Dure balze, aspri colli e selve antiche,
pendenti rupi e monti alpestri ed erti,
folti boschi romiti, ermi deserti,
grotte del chiaro Sol fosche nemiche;
bramo cangiar con voi le piagge apriche,
le superbe cittadi e i campi aperti,
e menar di mia vita i giorni incerti
tra queste piante di silenzio amiche.
Ché ’l vostro sacro e solitario orrore
(lungi dal mondo, anzi da me diviso)
daría riposo al mio turbato core;
e presso al dolce rivo all’erba assiso
che fa a’ cantanti augei specchio e tenore,
godrei fra questi boschi un paradiso.
IX
AD ASCANIO PIGNATELLI
Se il Tasso ed il Marin, spirti canori,
coppia immortal, che morte ha giá schernita,
giovanetto real che tanto onori,
oggi nel mondo avesser senso e vita;
del lor plettro gentil l’armi e gli amori
per te fariano alta armonia gradita,
e l’Italia n’avria nuovi splendori,
dal nuovo canto lor via piú arricchita.
Né saria d’uopo a sí elevati ingegni,
per dare aura alla fama e gloria al canto,
soggetti ricercar da stranei regni;
ché di Marte e d’Amor chiaro campione,
s’hai d’Amore e di Marte il pregio e ’l vanto,
tu saresti il Rinaldo e tu l’Adone.