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giacomo lubrano | 465 |
X
I TUMULTI DI NAPOLI DEL 1647
Mormorava ai singulti
di moribonda schiera
l’ebraïca peschiera,
e de l’acque sconvolte infra i tumulti
bevean le turbe inferme
contra l’ire del fato
vitalissime terme.
Or del bagno odorato
l’onde un tempo superbe
nutrono in sozzo suol povere l’erbe.
Mondo, correggi il voto.
Non piú torbido flutto
a le piaghe del lutto
le panacee sue stempra col moto.
Quanti offre l’incostanza
al genio turbolento
pelaghi di speranza,
son eolie di vento;
né mai piena di sdegni
co’ precipizi suoi fa base a’ regni.
Insolenza plebea,
stolta quanto spietata,
ne la patria turbata
credé trovar di libertá l’idea.
Pianse la mia Sirena
tra tempeste d’inganni,
che piú schiavi di pena
regnasser da tiranni;
e da stragi confusa
bramò per fuggir via farsi Aretusa.
Quanti aborti di terra
su le reali altezze