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giacomo lubrano | 461 |
II
LA TORPEDINE
Di lubrici letarghi oppio squamoso
e di sincopi vive estro guizzante,
che, vil parto del mar, spira anelante
gelide epilepsie di verno ondoso;
funambolo velen per gli ami ascoso
corre ad assiderar la man tremante,
e può render col tocco in un istante
intormentito Marte, Ercol pauroso.
Or va’, fidati al braccio; offendi irato
chi par vòto di forze, inerme al guardo,
ché sentirai mancarti il moto e ’l fiato.
Non è men forte il mal, benché infingardo
le torpedini sue ha pure il fato;
ove le temi men, covano il dardo.
III
I CEDRI FANTASTICI
negli orti reggitani
Rustiche frenesie, sogni fioriti,
deliri vegetabili odorosi,
capricci de’ giardin, Protei frondosi,
e d’ameno furor cedri impazziti,
quasi piante di Cadmo armano arditi
a l’autunno guerrier tornei selvosi,
o, di Pomona adulteri giocosi,
fan nascere nel suol mostri mentiti.
Vedi zampe di tigri e ceffi d’orso
e chimere di serpi, e, se l’addenti,
quasi ne temi il tocco e fuggi il morso.
Altri in larve di lemuri frementi
arruffano di corna orrido il dorso,
e fan cibo e diletto anco i spaventi.