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438 | lirici marinisti |
L
FILOCRATE
in morte di maria maddalena
All’armonia piú flebile d’un legno
piacemi disposar metrica voce;
a me ne’ moti suoi genio veloce
di musico furor scalda lo ’ngegno.
Amai chi volle amarmi e chi congiunte
bramò le fiamme mie, le fiamme sue;
fece un’anima sola anime due
e seppe unir due volontá disgiunte.
Amai la bella estinta, e gelosia
ardenti piú rendea gli amori miei.
Io la bellezza idolatrai di lei,
perché la sua bellezza era magia.
Per la beltá di lei la Grecia tutta
sollecitar potea prodi campioni,
e dopo mille rischi e mille agoni
potea l’Asia dal foco esser distrutta.
Quand’ella nasce, alla Betania nasce
di giorno senza occaso alba giuliva,
e della prima vita in su la riva
il gaudio corre a vezzeggiarla in fasce.
Se grondâr gli occhi suoi liquido gelo,
se le fauci temprâr singhiozzi infranti,
erano que’ singhiozzi, eran que’ pianti
brine d’aurora ed armonie di cielo.
Lasciò la sfera sua la cipria dea,
e discesa fra’ turbini guerrieri
sul plaustro a cui colombe eran destrieri,
venne a baciar la pargoletta ebrea.