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giuseppe battista | 425 |
XXXII
LA DONNA INVECCHIATA NEL GIARDINO
Nice, di solchi annosi il volto arata,
dentro a reggia sabea calcava odori,
e col volto rugoso a fuga alata
sollecitava i cittadini Amori.
Qui, d’ogni stelo alla pittura innata,
del suo viso piangea gli egri colori,
e, ripensando all’etá sua passata,
l’etá presente invidiava ai fiori.
Ella, premendo zolle ove non perde
lussuria erbosa mai campo ridente,
vedeva giá le sue fattezze al verde.
Perché la gioventú godean vezzose,
carnefice degli orti impazïente,
tutte facea decapitar le rose.
XXXIII
CONSIGLI A UN POETA FRETTOLOSO
Sdegni norme latine, esempli argivi,
qualora di cantar prendi diletto;
scrivi tu mille carmi intempestivi,
allor che maturato un carme aspetto.
La tardanza è maestra a chi vuol vivi
gli onori suoi, dove l’onore ha il tetto;
maturitá se nel cantar tu schivi,
chiudi le furie e non le muse in petto.
Rodi l’unghie sui fogli; o saran poi
da carboni piú neri i fogli intatti,
se nemica d’oblio gloria tu vuoi.
Pensa che la testudine tu tratti,
e da quella, s’hai senno, imparar puoi
che non si poggia in Pindo a passi ratti.