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francesco balducci | 37 |
II
AL FIGLIOLETTO DELLA SUA DONNA
Oh caro agli occhi miei novello Amore,
de la Venere mia parto diletto,
che mostri a me nel tuo leggiadro aspetto
le sembianze ch’io porto impresse al core;
fiamma seconda del mio primo ardore,
uscita forse a ’ncenerirmi il petto,
poiché, mentr’io ti miro, entro al diletto
sento lo ’ncendio mio farsi maggiore;
oh del vivo mio sole alba novella,
che sembri, a quel rotar di lumi intorno,
de la materna luce emola bella;
se fa, scorto da l’alba, il Sol ritorno,
certo a sperare il tuo venir m’appella
che presso sia di que’ begli occhi il giorno.
III
IL DOLCE SOGNO INTERROTTO
Ahi, chi mi rompe il sonno, or che l’amica
luce tra l’ombre agli occhi miei s’apriva?
or ch’era giunto di mia speme a riva
e al fin de l’amorosa mia fatica?
Pareami che l’amata mia nemica,
fatta pietosa, i miei lamenti udiva,
e le dolci acque a la mia sete offriva,
nova pietá de la mia fiamma antica.
Ma, lasso me, per l’infeconda sabbia
non da Tantalo il rio fugge cotanto,
ond’a l’arsura sua cresce la rabbia,
come allor di quel fonte amato e pianto
l’onda fuggí da l’assetate labbia,
e, di nettare in vece, io bevvi il pianto.