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420 | lirici marinisti |
XXII
IL CAOS
Macchina mal composta, a cui non porse
beltá la forma onde ogni cosa è bella,
e dove de’ contrari a far concorse
il popolo guerrier pugna rubella;
era terra, era mar, né mai si scorse
in questo errar le navi, i plaustri in quella;
era aria ed era cielo, e mai non corse
in quell’aria, in quel ciel, turbine e stella.
Una tavola forse allor parea,
dove man di natura avea dipinto
di tutte cose un’abbozzata idea.
Era ne l’esser suo mondo indistinto,
che nel difforme seno amor chiudea,
donde il mondo confuso uscí distinto.
XXIII
LA MATERIA PRIMA
Asilo è di contrari, e se s’intende
dall’intelletto, all’occhio altrui non giace;
creata in tempo, e pur del tempo edace
non è mai sottoposta alle vicende.
Perché di forme assenti ardor l’accende,
le presenti ch’abbraccia ella disface,
ed è la fame sua tanto vorace
ch’alle forme corrotte anco si stende.
Per lei quanto è per lei cade distrutto,
e, benché il moto abbia da sé disgiunto,
parte dal fiore e fa passaggio al frutto.
Fa, né vaga né brutta, il vago, il brutto;
non ha divisïone e non è punto;
in atto è nulla ed in potenza il tutto.