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418 lirici marinisti

XVIII

GIUDITTA

«Sandala eius rapuerunt oculos eius»

     Le chiome attorta e colorata il viso,
passa l’oste nemica, adito chiede
dove il re degli assiri in trono è assiso,
la bella di Manasse unica erede.
     Mentre a quella beltá di paradiso
s’abbaglia il sire ed ai suoi detti ei crede,
ha con piaga mortale il cor diviso
dai socchi superbissimi del piede.
     Poi quando, estinto il dí, gode riposo,
gli recide l’invitta il capo insano,
nel sonno immerso e di Lieo spumoso.
     Oh d’amazone ebrea valor sovrano,
ch’Oloferne crudel, duce orgoglioso,
pria ferisce col piè, poi con la mano!

XIX

ALLA VERGINE

     Curvano vago serto in sul bel crine
le stelle a te, che son del cielo i fiori,
e del pianeta, onde il natale han gli ori,
vesti spoglie lucenti e peregrine.
     Hai sotto il piè dell’argentate brine,
onde Cinzia s’adorna, i puri albori,
ed alla tua beltá, ch’avviva i cori,
servaggio fan le gerarchie divine.
     Tu, della mente dell’eterno Giove
figlia non favolosa, albergo pio
fusti d’un re che tutte cose move.
     Nel seno ove le grazie Amore unio,
con maniere di cielo al mondo nove,
per scioglier l’uomo imprigionasti un dio.