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416 lirici marinisti

XIV

LO SCHIOPPO

     Questa di man germana opra guerriera,
se di zolfi nitrosi accende il seno
ed a piombo pennuto allenta il freno,
fulmine par della tonante sfera.
     Svena in mezzo al fuggir partica fèra,
benché rapida il piè scorni il baleno,
e di súbita morte atro veleno
porta ne’ globi alla volante schiera.
     Erutta il tuono e partorisce il lampo,
fa d’estinti guerrieri il suol fecondo
e di vermiglio umor lastrica il campo.
     Lascia, o Morte, la falce, inutil pondo,
e con l’ordigno, a cui non giova scampo,
dal mondo impara a fulminare il mondo.

XV

APOLLO E DAFNE

     Poiché Dafne cangiò le braccia in rami,
in radici le piante, il crine in fronda,
lá ’ve tesse Peneo molli ricami
con l’argento purissimo dell’onda;
     per dar qualche ristoro alle sue fami
Apollo giunge in su l’erbosa sponda,
e di teneri amplessi in piú legami
la donna, fatta pianta, egli circonda.
     Indi, ch’altro non può, sol tanti ottiene
d’imprimer baci in su la scorza acerba,
quante il fiume vicino involve arene.
     Esclama abbandonato in grembo all’erba:
— Dafne la sua durezza ancor mantiene,
l’amarezza di prima ancor riserba! —