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IV

PLACAMENTO DI GELOSIA

     Freddo pensier, che d’agghiacciato zelo
creò nel petto mio fervido amore,
e di tema nudrito e di dolore
mi pasci sol di venenoso gelo;
     sgombrisi omai dagli occhi miei quel velo
che ’l ben nasconde e ’l mal palesa al core;
ritorna nel tuo cieco ed atro orrore,
oscura nebbia del mio chiaro cielo.
     Se l’altrui vista la mia vita offende
e d’empia voglia invidïosa armato
sol del piacer altrui mi spiace e dole;
     or ch’a ciascun si cela il mio bel sole,
ne le tenebre mie vivo beato
e l’altrui povertá ricco me rende.

V

GELOSIA OSTINATA

     Vattene, infernal mostro; altrove vibra
tue serpi, ch’ebbre del mio sangue pasci.
Ecco che corre giá per ogni fibra
freddo venen, né d’infestarmi lasci.
     L’amaro tuo, maggior (se ’l ver si libra)
è del dolce d’amor, da cui tu nasci;
soavemente i lievi spirti ei cribra,
e tu d’acerbo duol mi cingi e fasci.
     Ché non fuggi, crudel, pria che piú cresca
quel rio timor, che turba il mio diletto,
che troppo agli angui tuoi fu nobil ésca?
     Ma, lasso, il gelo tuo piú sento al petto,
quanto piú le sue fiamme amor rinfresca.
Oh congiunto al piacer mortale effetto!