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ciro di pers 393

rigido starsi, ha ben ricinto il core
del piú duro metallo, o chiude in seno
viscere adamantine.
     Oh in quante strane guise
languir si mira il villanel digiuno,
chino in su quella terra
che menti le promesse
e la speme ingannò de l’anno intero,
chiederle almen la tomba,
se gli negò la mensa!
Altri alle sorde porte
dell’avaro crudele
sospira indarno e le preghiere vane
termina con la vita.
Altri, di strani cibi
né pur tocchi finora
dai ferini palati empiendo l’alvo,
per la morte fuggir la morte affretta.
Altri, mentre pur trova
chi con tarda pietate
la sospirata Cerere gli porge,
entro gli avidi morsi
lascia la vita. Altri, de l’empia parca
scorto il fatale irreparabil colpo,
cadavere spirante
porta se stesso a la vorace tomba.
     Con qual orror s’ascolta,
con qual orror si mira,
da furor inuman barbara gente
spinta al sangue, a le prede,
mischiar stragi e ruine,
e per lieve cagione
l’armi dovute a vendicar gli oltraggi
del fèro usurpator dell’Orïente
volger contro a se stessi
quei che del vero Dio vantan la legge!