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ciro di pers 385

neghittoso mirava
de’ campioni di Cristo il gran periglio,
over commosso da privati sdegni
l’arme irritava ambizïose, ingiuste,
contro quei che la fede avean comune.
S’andò poscia a Carfati, ed indi a Creta,
Creta, patria di Giove,
per ben cento cittá superba un tempo;
di lá si venne ad Epla ed a Citera,
che Venere nascente
prima raccolse dall’ondose spume.
Malea rimase a destra
ed i tenari lidi
si videro in passando; e Sfragia apparse,
Corifagio e Metone
s’additaron vicini, e non lontani
i colli di Messenia, in verso il polo.
L’isola scorsa, che di Prima ha il nome,
n’accolsero le Strofade, che fûro
giá nido infame de l’immonde Arpie.
Indi Zacinto, ed indi
ne’ lidi cefaleni un ampio porto;
e perché Circio irato,
tiranneggiando d’Anfitrite il regno,
tutte commosse avea l’ondose moli,
qui ci fermammo il terzo sole e ’l quarto,
sin che ’l padre Nettuno,
sbandite le tempeste e le procelle,
col tridente appianò l’umide vie.
Traendo allor dall’arenoso fondo
l’áncora adunca per gli aperti campi
della salata Teti,
trascorremmo di novo
sin che riconoscemmo amico il suolo
ne le calabre spiagge; indi passando
il periglioso varco