Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/386

380 lirici marinisti

obbedisce e comanda,
né tien, fuor che la gregge, altri soggetti.
Quindi essi tranno il cibo,
qualor non glielo dan le scosse palme;
la clemenza dell’aria,
over l’uso piú tosto
toglie loro il bisogno
d’ingombrar con le vesti
l’esercitate membra,
ed hanno al caldo, al gelo
letto il suol, tetto il cielo.
Nessun di vano onore
rispettoso ritegno
pon mèta ai lor diletti;
nessuna avara brama
le lor menti molesta;
poiché ’l biondo metallo,
d’ogni volere espugnator possente,
solo fin de’ mortali e sola cura,
appo lor è sí vile
che in nessun pregio, in nessun uso s’have.
     Son tai gli abitatori
della bella Cirene, ed anco appresso
di Marmarica tutta,
che tutta noi scorremmo
con le temute prore
per insino a l’Egitto,
presso ai cui verdi lidi
il Nilo, peregrin del paradiso,
stanco dai lunghi errori,
riposa in grembo a Teti,
che non come vassallo
ma come ospite suo l’onora, e pare
che turbar non ardisca
co’ salsi flutti i di lui dolci umori.
Qui nel lido si vede