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30 lirici marinisti

II

IL CONTATTO DEL SENO

     Quel vago sen, che di sua mano Amore
tutto cosparse di ligustri e rose,
sul petto mio Clori leggiadra pose,
per sanarmi di fuor lieve dolore.
     Ma quanto questo diventò minore
quando tanta virtute a lui s’oppose,
tanto il foco che dentro Amor v’ascose
piú fiero corse ad infiammarmi il core.
     Cosí dal mal mi guarda e mi difende;
un dolor sana e fa piú l’altro atroce,
e, credendo giovar, m’arde ed offende.
     Or so, lasso, per prova (e ben mi nòce)
che vicino e lontan quel seno accende,
ma quanto è piú vicin tanto piú coce.

III

IL PIANTO

     Piangea Corinna, e da’ begli occhi fuore,
onde par ch’ogni petto arda e sfaville,
con nova arte d’amor fiamme e scintille
uscian converse in lagrimoso umore.
     E pietosa negli atti e nel colore,
sugger mi fe’ l’insidiose stille,
e fûr le finte in lagrime faville
refrigerio a la bocca e foco al core.
     Facea vago parer piú che non suole
quell’umor di cui tanto io mi querelo,
il bel volto di rose e di vïole.
     Tal, distillando il matutino gelo,
rassembra, alor che s’avicina il sole,
sparso di fiori, in orïente, il cielo.