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vincenzo zito 349

     In un composto accoglie
tenero nardo e balsamo stillante,
e con la mirra coglie
l’amomo odor-spirante,
e poscia invola a piú remoto loco
il cinamo, il cipresso, il costo e ’l croco.
     L’alta funerea mole
sovra palma sublime erge e sublima,
e che rinasca il sole
quivi n’attende in cima;
non turba il vento allor l’aereo seno,
ma si mostra a tal opra il ciel sereno.
     Ecco che giá risplende
il gran pianeta, assiso al carro aurato,
e col suo raggio accende
il bel rogo odorato;
e la fenice in tanto allegra e viva
de l’ali al ventilar piú il foco avviva.
     Sparisce a poco a poco
il color vario de le piume belle,
e va rodendo il foco
ciò che natura dielle,
e mentre il corpo suo flagra e si strugge,
l’aura vital giá l’abbandona e fugge.
     Ma intanto la natura,
per non impoverir d’un cotal seme,
pone in raccor la cura
l’alte reliquie estreme,
e dispargendo in lor liquidi umori
vita a la cener dá, spirto agli ardori.
     Formasi un picciol ovo,
in mezzo al foco, ove apprestò la pira;
poscia in sembiante novo
spiumato augel s’ammira,
e si vede cangiar, mentre rinasce,
la tomba in cuna ed il feretro in fasce.