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vincenzo zito | 347 |
XIV
IL DIGIUNO
Santo guerrier, che della gola infetta
t’oppugni all’armi e vendichi l’ardire,
ed assiso nel cielo a mensa eletta
hai sol del poco un singolar desire;
pietosissimo arciero, uso a ferire
con forte ed acutissima saetta
Venere e Bacco, e sai nel tuo languire
legar la mano a Dio nella vendetta;
altissimi pensier désti agl’ingegni,
che sorvolan per te da sfera in sfera
e di parto sovran rendonsi degni;
all’alma, al corpo sei salute vera,
rintuzzi a morte gli sfrenati sdegni,
hai pronti ai cenni tuoi gli angeli a schiera.
XV
LA CHIOMA SCIOLTA
Scherzava a l’aura errante
il lucido crin d’oro
di Lilla, il mio tesoro.
Or nel tergo volava,
or nel seno calava.
Lasso, qual simulacro a l’alma mia
formò la gelosia!
Temei che, divenuto il gran tonante
di sue bellezze amante,
trasformato si fosse in aureo nembo
e, nova Danae, le piovesse in grembo!