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342 | lirici marinisti |
IV
LA PELLEGRINA
Vestendo a te simil logore spoglie,
n’andremo uniti, o pellegrina errante;
se nel cammin stancassimo le piante,
con pari amor compartirem le doglie.
Mercè chiedendo, busserem le soglie,
tu ferma al duolo, io nel patir costante;
il poco cibo ne sará bastante,
in ogni evento avrem concordi voglie.
Il retaggio paterno in tutto oblia
l’alma ch’ha di seguirti immenso ardore,
ogni paese a noi la patria fia.
Ma quando il mondo occúpa il cieco orrore,
un sol letto n’accoglia; indi si dia
riposo al piede e refrigerio al core.
V
LA DONNA ALL’AMANTE CHE VA ALLA GUERRA
Disarma il fianco e frena ira e furori;
altra guerra cercar, deh, che ti cale,
se fai con gli occhi tuoi guerra mortale,
onde avvien ch’ogni amante umil t’adori?
Altri pur sudi a’ marzïali ardori,
l’empia spada vibrando a l’altrui male;
tu, guerriero d’Amor, con l’aureo strale
piaga il sen, struggi l'alme, ancidi i cori.
Non mai tuo brando manderá sotterra
campion; ché pria che gli trafigga il petto
cadrá da’ guardi tuoi ferito a terra.
S’hai pur di guerreggiar dolce diletto,
meco guerreggia in amorosa guerra;
li miei baci sien trombe, agone il letto.