Pagina:AA. VV. - Lirici marinisti.djvu/343


antonio basso 337

IV

L’ORAZIONE

     Fonte di limpid’acque, in cui si terge
de le sue macchie ogni or l’anima immonda;
ferro, per cui si tronca e si disperge
il laccio onde l’inferno il suol circonda;
     mar, nel cui vasto sen cade e s’immerge
il vizio e spento al fin giace a la sponda;
monte, il cui giogo oltre a le nubi s’erge
ove tempio virtú fabrica e fonda;
     Iri, ch’annunci a l’uom pace ed amore;
stella, in cui fato d’alta gloria stassi;
Sol, che dei falli sgombri il fosco orrore;
     motor che ’l ciel raggiri, anzi l’abbassi
a l’alme in terra; ahi, qual sará quel core
che teco in compagnia l’ore non passi?

V

A FRATE ANGELO VOLPE DI MONTEPELOSO

reggente del collegio dei minori conventuali in San Lorenzo di Napoli

     Chi t’alzò ne le sfere? e per quai mani
s’aperse a te l’empireo, onde sui cieli
quegli che velan Dio spirti sovrani
non san con l’ali agli occhi tuoi far veli?
     Tu ciò ch’a ingegno uman vien che si celi,
con sovruman pensiero intendi e spiani,
e con note veraci a noi riveli
i piú chiusi del ciel sublimi arcani.
     Tua mente in mirar l’uom, qual si solleve
degli studi terreni oltre il confine,
stupor nei fonti de’ tuoi fogli ei beve.
     Ma toglia a lui la meraviglia al fine
tuo nome altier; ch’a un angelo è ben lieve
spiegar con chiari sensi opre divine.