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pietro michiele 319

reso soggetto a le lor lingue il pianto,
è perché deve il canto
d’ogni degna virtú ch’a lui si mostri
porger materia ad ingegnosi inchiostri.
     Perch’espongano i petti a la diffesa
de’ combattuti regni,
non vende Apollo a prezzo i suoi seguaci.
Sol contro ’l tempo a guerreggiare audaci
sanno i canori ingegni
far a l’ingorda etá lodata offesa;
pur che d’applausi resa
a le fatiche sia degna mercede,
in Cirra maggior premio altri non chiede.
     Parte alcuna non ha de’ studi suoi
commune il sacro coro
del bistonio signor co’ duri affanni;
sa tra le morti immortalar gli eroi
e piú verde l’alloro
rinova inaridito in grembo agli anni.
Sol Marte armato è ai danni
de l’altrui vita e a vincitrice tromba
accompagna sovente infausta tomba.
     Ma cangiate l’etá cangian costumi,
Pietro, e deponer dèi
su tanti fogli la stancata penna:
poco di gloria a tue vigilie accenna
tenor di fati rei,
che privi i carmi ha d’apollinei lumi.
Versar molti volumi
che val, s’alma non v’è che i versi lega?
Fuor che di Lete, ogn’acqua a te si nega.
     Lascia dunque la penna, e si procuri
eternar il tuo nome:
s’agl’inchiostri è vietato, il faccia il sangue.
Forza a la destra tua so che non langue
per circondar la chioma