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pietro michiele 317

     Te regnando, han riposo
tra i frondosi arboscelli
de le selve canore amici augelli;
tu l’umor rugiadoso
spargi sul prato, e avvivi
tra l’erbe verdi i fior di vita privi.
     Di quella onde tu pura
rugiada abbondi ognora,
la biada degli altrui campi s’irrora;
e di cibarsi han cura
di questa pur quei fochi,
che t’illustrano ognor d’aurati fiochi.
     Allor le belle ninfe,
coronate di fiori,
forman di danze piú leggiadri cori.
Le naiadi tra linfe,
e i piedi ai balli han pronti
oreadi e napee tra selve e monti.
     Tu, de’ studi amatrice,
a vigilar c’invogli,
cupidi di saver sugli altrui fogli:
tu rendi altrui felice,
mentre facile e piano
rendi il giogo di Pindo aspro e sovrano.
     Caramente nel seno
tu gli raccogli e dái
ristoro ai lor martír, pace ai lor guai;
e sol, tu sola, a pieno
di ritrovar ti vanti
ne le guerre d’amor pace agli amanti.
     Tu, mentr’io taciturno
a ritrovar m’invio
Dorina, il mio bel Sol, l’idolo mio,
col tuo velo notturno
rendi i miei passi occolti,
sí ch’altri non mi veggia e non m’ascolti.